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martedì 7 agosto 2012

La mia Olimpiade

Siamo quasi in dirittura d'arrivo, e questa olimpiade sta raggiungendo il suo acme con la madre di tutte le specialità: l'Atletica leggera.
Tanti aspetti mi hanno colpito di questa manifestazione. Primo su tutti il grande 'fulmine nero'. Che dire, tutti lo davano per morto, e poi invece ha rimesso in riga tutti, pure lo strafalso Gatlin, perché diciamolo, se a certi tempi non ci arrivi quando ti beccano dopato, e ci arrivi adesso che dici di essere pulito, il sillogismo vorrebbe che ti stai pompando più di prima. Ma siccome vale la presunzione di innocenza, diciamo che la medaglia di bronzo sui 100m piani l'ha vinta un manzo americano.

Impressionante è stata l'esultanza di Kemboi dopo avere vinto i 3000 siepi. Un ragazzino di 30 anni che si arrampica sul vincitore della medaglia d'argento, Mekhissi, dopo essersi scambiati la maglia, e si fanno la curva sotto le tribune, con un sorriso che ridarebbe gioia al più buio dei depressi.

In questa olimpiade ho rivisto un grande vecchio, Felix Sanchez. Eterno rivale del nostro immenso Fabrizio Mori, ieri ha vinto i 400 ostacoli. E' stato bello vederlo in ginocchio dopo l'arrivo sfilare dal body la foto dei figli e baciarla. Non tutti sono guasconi come il buon Bolt, altri sono più romantici, e anche questo che differenzia i grandi campioni.

Considerazione personale su Oscar Pistorius. Sono contento che un ragazzo che dall'età di un anno si è ritrovato senza gambe abbia potuto gareggiare con i più forti al mondo nel giro della morte. Sono contento che non sia stata fatta discriminazione. Però oggettivamente, da amatore della corsa, so che la sua gara è falsata. I 400 metri sono appunto il giro della morte, e il rettilineo finale è la punta dello sforzo. In questa gara le gambe ti si gonfiano di acido lattico e non riesci più a spingere, proprio perché tutti i muscoli chiedono a gran voce zuccheri. Oscar non avendo, purtroppo, i polpacci, ha due parti del corpo in meno da nutrire. E se un normodotato si ritrova i polpacci che rasentano i crampi sulla dirittura d'arrivo, lui invece ha un sistema di lamine al carbonio che fintato che ha la forza di farle rimbalzare sulla pista daranno sempre la stessa risposta. Per cui, complimenti a Oscar per aver realizzato il suo sogno, ma la sua non è la stessa gara di tutti gli altri. Non dico sia più facile, ma comunque è diversa.

Un pensiero speciale poi va alla Zaarina Isinbayeva. Bella, brava e clone del grande Sergey Bubka. Come lui  anche lei è l'atleta più forte della specialità, detentrice di non so quanti record. Eppure, come il grande Sergio, ogni volta che ha a che fare con i 5 cerchi sparisce. Peccato. Questa volta aveva avuto l'umiltà di entrare presto in gara per non rischiare nulla. Ma non è bastato.

Della spedizione italiana preferisco non parlare; non abbiamo atleti di grande livello. Se ci si deve esaltare per un atleta, bravo senza dubbio, ma che sui 3000 siepi piazza un tempo di 8:29 quando Panetta già dai mondiali di Roma dell'87 piazzava tempi più veloci di almeno 20 secondi, vuol dire che il movimento è profondamente in crisi. Su mister Pinguì poi preferisco glissare, anche perché il personaggio aveva già da tempo dato segni di cedimento psicologico non da poco e infierire sarebbe ingiusto e inumano.

Buona Corsa e Buona Olimpiade!

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